Operatore Steadicam: chi è e perché è così importante

 

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L’operatore steadicam riveste una grande importanza nel panorama cinematografico e televisivo, proprio perché è una figura professionale indispensabile per avere movimento e controllo perfetti nelle riprese.

Se vi siete mai chiesti qual è il valore aggiunto di una steadicam sul set, non vi resta allora che ascoltare, leggere e guardare come portiamo le idee fuori dal circuito.

Non ti va di leggere? Ascolta l’articolo sul nostro podcast, realizzato grazie al bando TOCC*

Facciamo un passo indietro, per dare una definizione di steadicam, e diciamo subito che con questo termine si intende un dispositivo che ha “rivoluzionato” in un certo qual modo la modalità di ripresa. La Steadycam ha eliminato l’uso di dolly e carrelli, e ha permesso sequenze fluide e dinamiche durante azioni in movimento. La possibilità di montare una telecamera “stabilizzata” su di una persona, l’operatore di ripresa, gli permette di avere libertà di movimento, in questo modo può ottenere immagini nitide, stabili e limpide.  Ne sono esempi eclatanti film come Birdman, Rocky e The Shining.

Qualche pillola tecnica sulla steadycam


La steadycam è un dispositivo meccanico, un supporto, su cui è possibile montare una fotocamera o una cinepresa, questo dispositivo  viene sostenuto dal cameraman attraverso un sistema ammortizzante agganciato a un corpetto che si può indossare. In questo modo l’operatore di ripresa ha le mani libere e può muoversi, ballare, correre, senza provocare troppe scosse, vibrazioni o oscillazioni al girato.
La steadycam consente di muovere la cinepresa dovunque sia possibile muoversi, come camminare, incedere velocemente o lentamente, salire o scendere le scale, permete soprattutto negli spazi angusti dove un dolly non riuscirebbe a entrare. La steadycam, quindi, riduce le instabilità e le scosse nonostante movimenti più o meno veloci, rapidi, scattanti dell’operatore.
Un’invenzione che non è mai passata di moda, e oggi viene affiancata da meccanismi tecnologicamente avanzati di electronic gimbal: si tratta di strumenti fondamentali nel cinema contemporaneo, dove è necessario stabilizzare al meglio ogni tipo di movimento, dal più lento e fluido al  più rapido e scattoso. 

Chi è l’inventore di questo modo innovativo di mettere a fuoco le immagini? Garrett Brown, celebre cameraman o meglio operatore di ripresa che, negli anni ‘70, ha escogitato questo nuovo metodo per ottenere immagini in movimento stabili e utilizzabili in montaggio. Dopo questa innovazione nel mondo del cinema e della direzione della fotografia, Brown ha inventato anche altri strumenti per la ripresa in movimento, come la Go Cam, la SkyCam e la Flycam.
Perché ad oggi l’operatore steadycam è così importante nel mondo del video? Prima di tutto, per rispondere a questo quesito, è necessario andare a ritroso nel tempo.
Prima della steadycam, per filmare una scena in movimento, bisognava usufruire di piattaforme e di pedane mobili che, però, non consentivano immagini di qualità, nitide e a fuoco: si trattava di risultati incerti, traballanti, un po’ provvisori, da film amatoriale. Con l’invenzione di Brown, invece, fu possibile rivoluzionare il modo di fare cinema. 


Rocky e The Shining: due esempi di steadicam


Sicuramente tutti abbiamo visto Rocky di Avildsen e The Shining di Kubrick, si tratta di due film che di fatto sono esempi concreti della potenzialità della  steadicam, e che sono entrati nell’Olimpo della cinematografia di tutti i tempi non solo per la storia e la vicenda, ma per l’appunto e soprattutto per gli innovativi strumenti sfruttati dalla fotografia. Rocky, il primo di una lunga saga delle rocambolesche vicende di Sylvester Stallone, parla dell’ascesa di un pugile verso le stelle, ed è una sorta di romanzo di formazione moderno, con un protagonista nobile d’animo e una serie di avversari da superare. La steadicam utilizzata da Avildsen, che in questo caso, non è solamente regista ma anche direttore della fotografia, è uno strumento utile ed efficace per riprendere l’allenamento di Rocky Balboa, un momento iconico del film.
La camera installata direttamente addosso all’operatore di ripresa è stata una risorsa preziosa sfruttata anche durante le riprese dei match sul ring, dove non sarebbe stato possibile né utilizzare altre metodologie e tecniche di movimento della fotocamera né di ottenere immagini simili a quelle che vediamo nel film.
Vogliamo ricordare anche la steadicam in The Shining, pensando ad un’altra mitica scena, quella dell’inquietante incedere del bambino sul suo triciclo, tra i corridoi dell’albergo: lo spettatore assume il punto di vista del protagonista dell’inquadratura e scopre per primo il succedersi degli avvenimenti, senza anteprime. Lo stato di incertezza, di panico e suspance è inevitabile. Anche qui l’utilizzo della steadycam è efficace,e ha regalato immagini in movimento stabili e memorabili.


Steadicam e i suoi eredi moderni


Il principale erede della steadycam si chiama Electronic Gimbal ed è il meccanismo, oggi sempre più innovativo e tecnologicamente avanzato, che permette di agganciare un dispositivo come la fotocamere a un soggetto in movimento, all’operatore di ripresa oppure un oggetto volante.
Il cinema contemporaneo si basa in molti contesti sulle immagini in movimento, quindi è necessario poter stabilizzare al massimo le riprese, in modo da ottenere riprese qualitativamente perfette.

Concludendo, le innovazioni tecnologiche continuano ogni giorno ad “alzare l’asticella”, spingendo le riprese sempre più oltre l’espressione cinematografica per arricchirle di possibilità illimitate, ma l’operatore steadicam è, e sempre sarà, una figura capace di dare grande impatto visivo alla ripresa.

Questo articolo è stato realizzato grazie agli incentivi TOCC “Transizione ecologica organismi culturali e creativi” promosso dal Ministero della Cultura e gestito da Invitalia, grazie ai fondi dell’unione europea NextgenerationUe.

*Il podcast KortoTalks è stato realizzato grazie alla partnership con Milk Studios, con Davide di Pasquale di Associazione Uniamoci onlus, grazie a Marco Bongi dell’Associazione pro retinopatici e ipovedenti, grazie a Dario Sorgato dell’associazione NoysyVision Onlus.

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