La gelosia nello spot “Alfa Romeo Giulietta”

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Le emozioni sono un elemento che da sempre si sposa con la pubblicità.  Anzi di emozioni vive la pubblicità. Guardando uno spot riusciamo ad immedesimarci nei personaggi, viviamo delle loro relazioni e sperimentiamo la loro emotività. La pubblicità sa anche essere catartica: riusciamo a sentirci “purificati o risollevati” dalla visione di uno spot che è in grado di presentarci proprio quel prodotto o quel servizio che si presenta come carico di promesse e risolutore dei nostri problemi.
Ma la pubblicità riesce anche ad andare oltre con la sua capacità di “palestra emozionale”, perché ci permette di vivere una varietà infinita di emozioni e di sentimenti, anche disforici, senza però che nulla possa accadere.
Restiamo comodamente seduti sul nostro divano preferito, mentre al nostro cuore e alla nostra mente abbiamo permesso di fare esperienza, cosa che poi magari ci indurrà ad acquistare proprio quel prodotto il cui messaggio (non intendiamo chiaramente solo le parole, ma soprattutto le immagini) è stato in grado di coinvolgere profondamente tutto il nostro essere.

Le pubblicità narrano storie d’amore: quelle di uomini e donne, esseri umani e animali, persone e oggetti o servizi amati. Ma le pubblicità raccontano anche di invidie e di gelosie, così come succede in alcuni spot pubblicitari. In questi spot, infatti, “invidia e gelosia” diventano linfa vitale, se non addirittura istinto di “sopravvivenza”, come il poter avere quel determinato prodotto, ad esempio, per risolvere i propri problemi o addirittura per essere felici. In 30 secondi gli spot pubblicitari concentrano la possibilità di provare un legame con i protagonisti grazie al ponte emozionale che congiunge noi spettatori e di imprimere sensazioni in grado di essere ricordate per sempre e lavorare anche a distanza.

Il potere seduttivo di un messaggio può “funzionare” anche senza la sollecitazione costante ad uno stimolo visivo ricevuto in quel momento (la visione diretta dello spot). Talvolta basta poco, infatti, affinché si creino collegamenti con un colore, una frase, una melodia, un’immagine  o una parola, e si riattivano i ricordi che probabilmente neppure sapevamo di avere. Ed è in quel preciso istante, magari, quando ad esempio, davanti lo scaffale di un supermercato, il nostro sguardo si ferma su di un prodotto e, senza che ce ne rendiamo conto, la nostra mano lo ha già preso e messo nel carrello. Probabilmente a convincerci a fare quell’acquisto non è stato neppure il prezzo, o il packaging. Quasi certamente, invece, lo abbiamo fatto perché coinvolti emotivamente con il brand e con i suoi messaggi pubblicitari.

La comunicazione pubblicitaria, specie se declinata in uno spot emotivamente parecchio immersivo, consente allo spettatore di immedesimarsi nella scena o anche di provare empatia nei confronti del protagonista. Le emozioni negli spot funzionano! E funzionano per l’appunto anche quando si tratta di sentimenti negativi, che spesso attivano aree del nostro cervello deputate a far durare di più e meglio il ricordo. Su questo principio si basa lo spot ideato da Armando Testa per l’Alfa Romeo Giulietta, dove è la gelosia l’elemento narrativo che collega e unisce il messaggio alla scena e questi due allo spettatore.

Gelosia: quella paura di amare


Il sentimento della gelosia nasce dalla paura, a differenza di come credono molti, non si tratta però della paura di perdere l’oggetto del proprio amore quanto del timore di amare in senso generale. Entrando più nello specifico, la gelosia – come sosteneva anche Marcel Proust – è legata al concetto di possesso tirannico: si tende a credere che l’altro ci appartenga. Proprio per questo, e spesso, si descrive la gelosia come un sentimento assolutamente disforico ed estremamente negativo, che è in grado di uccidere chi lo prova ma anche chi invece ne è l’oggetto principale, oltre ad essere molte volte la causa della fine della relazione.


La comunicazione emozionale della gelosia in pubblicità


Ma perché, dunque, un sentimento così negativo come la gelosia viene utilizzato in uno spot pubblicitario che deve spingere ad acquistare un’auto? Gli spot pubblicitari che mettono in gioco le emozioni sono quelli che di solito hanno più presa sul pubblico, nonché sul target dei possibili acquirenti. Quando parliamo di emozioni, chiaramente, non ci riferiamo solo a quelle “classiche ed euforiche”, ma in alcuni casi anche ai sentimenti disforici: nei messaggi pubblicitari non si fa solo più leva sui “sentimenti positivi”, ma anche su quelli “negativi”.


Perché la gelosia funziona negli spot pubblicitari


Perché i sentimenti disforici, come appunto la gelosia, funzionano così bene negli spot pubblicitari? Il motivo è molto semplice: quando si fa leva sulle paure, le ansie, si suscita un effetto ricordo molto più intenso, capace di imprimersi nella memoria dello spettatore in modo intenso. Il prodotto pubblicizzato, o il servizio, in questo caso diventano “ risolutori e calmieranti” dello stato di ansia o di paura e il loro utilizzo riesce ad evitare situazioni spiacevoli, preservando l’incolumità dell’utilizzatore.

Le aziende, però, utilizzano la stessa strategia dei “sentimenti e delle sensazioni negative” anche semplicemente, per spingere ad aderire in modo esplicito ai valori espressi dal Brand.
E non necessariamente per acquistare (sempre) un prodotto, o almeno non per forza in quel frangente di visione di uno spot pubblicitario. Attraverso l’utilizzo di emozioni forti come la paura e la gelosia, dunque, l’obiettivo è quello di creare una connessione duratura con il brand, sulla spinta di immagini che sapranno suscitare le stesse sensazioni anche a distanza di tempo. Una nuova frontiera della comunicazione e dell’advertising in particolare, che sembra dare i suoi frutti.


“Cosa hai tu che io non ho”: analisi dello spot


Nello spot, una donna si chiede esplicitamente “cos’hai tu che io non ho?” riferendosi all’Alfa Romeo Giulietta, che ha saputo conquistare e catturare l’attenzione del suo uomo.
Accompagnate dalle note di un appassionato tango, sullo schermo compaiono alcune scene di driving che sono la risposta a questa domanda: si vede un’auto sicura, tecnologica, grintosa. Allora la donna, che ha finalmente inquadrato la sua avversaria, chiede alla macchina di farsi avanti e dichiararsi.

Giulietta non smentisce la sua sicurezza e con un tono di sfida le risponde “Io sono Giulietta. Mettimi alla prova o prova a resistermi”, in questo modo lancia al tempo stesso una sfida alla modella, ma anche a tutti i telespettatori, che non possono fare altro che provare l’auto. Lo spot è strettamente legato anche al concetto di passione e a quello di bellezza: sono meravigliose e sinuose le strade di Barcellona, lo è altrettanto la seducente modella che impersona la donna gelosa (alla quale presta il volto Raquel Balencia) e ovviamente lo è soprattutto l’auto, con le sue curve mozzafiato, la vera protagonista dei desideri non solo dell’uomo, impersonato da David Blakeley, ma di tutti gli spettatori che non potranno fare a meno di guidarla. Cosa colpisce nello spot? Proprio il gioco di sguardi (e fari) tra la donna e l’auto e la tensione di questa “sfida” giocata sulla sfera di una gelosia narrata. Puntare sulle emozioni funziona, ma è indispensabile che la realizzazione di uno spot, o in generale di una comunicazione pubblicitaria non siano “improvvisate”, ma studiate attentamente in ogni minimo dettaglio, affidate possibilmente ad una agenzia video che, in maniera strutturata e professionale, possa creare una vera e propria narratività dei sentimenti all’interno degli spot pubblicitari, anche quando si tratta di parlare con la voce di emozioni “tradizionalmente negative” proprio come la gelosia.

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